(I materiali della musica, di Andrea Golgani)
“Se il mondo intero potesse solo sentire la forza dell’armonia…” (Mozart). Su queste belle parole, oggi vorrei riprendere il discorso musicale inteso come studio primario di essa, per prima cosa: teoria e solfeggio, parlato/cantato e poi pratica e sviluppo delle cavità craniche introducendo un po’ di creatività nella gente che deve ancora comprendere cosa significa essere musicisti.
I pagandi e i dividendi lasciamoli alla prossima lezione.
Melodia: in senso pratico non è nient’altro che una successione di suoni. Prendendo alla lettera quest’affermazione, anche una scala può essere definita una melodia. Ma la melodia è naturalmente molto di più; questo più è il soffio che dà la vita e coerenza ad una successione di suoni…infinite variazioni. E’ possibile però fare una distinzione di carattere generale fra tre tipi di melodie. Il I° è caratterizzato da un progredire per gradi congiunti, come avviene nel tema dell’ultimo tempo della Nona Sinfonia di Beethoven. Il II° tipo presenta salti più ampi, in genere di terza, quarta e quinta (es.: Sonata per piano op.2, n. I – sempre lui). Il III° può essere definito come combinazione dei primi due tipi (es.: Sinfonia Pastorale, Beeth.).
Un più attento esame di questi esempi suggerisce un’altra importante caratteristica della melodia, e cioè il suo aspetto equilibrante; in una M. tensione e rilassamento devono succedersi nella giusta proporzione. Un’analisi della struttura generale di un buon numero di melodie dimostrerà che una linea melodica ascendente prima o poi è equilibrata da una discendente, e viceversa: questo equilibrio è ciò che rende una melodia scorrevole e naturale. Per ascoltare questo esempio prendente in mano ancora “La Pastorale” e riascoltatela almeno dieci volte, meglio impostare un loop, ghezo.
Alla prossima lezione, vi và?