(Golgani)
Eccoci al punto. Quello che scriverò nelle prossime righe non ha un vero senso, o meglio, la fantasia che ci rimane, quella misera fantasia ormai stritolata dallo sfacelo (vedi post precedente di Sebastian Cabot Bòbon), potrebbe vivere, in piena salute! ? Se tutti noi cristiani facessimo qualcosa! O forse no?? Antamàna nacque sul pianeta Engànio I° nel lontano secolo delle Esofagèe; quindi parliamo di miliardi di anni nostri-orsono...Ricevette una preziosa “Eredità” ancora in fasce, visse a lungo alla stazione dei Poveri, in via Antinoro Guannascòni 1, sicuramente scippato da qualche malandrino (per me è stato Zègad), fece proprio una vita da barbone...Insomma, inventò lo 'Schema Difesa H' (utilizzato in questo momento proprio da Zègad nel Cosmo 40). Rapidamente...Le conversioni matematiche, dopo tutte le vicissitudini avvenute dopo Kokondo, hanno coinvolto A. a passare alcuni anni in compagnia di Anaffana, Gianni, Flavio, sfera del consiglio, Bodòrr trasformato in lago di Bodorriade, a capo del pianeta ristoratore. (questi post, oltre a seba, li legge qualched'un altro? Si, o no? Inventiamo qualcosa). Per stringere un po' il discorso sulla sua vita: Lui è sempre stato troppo curioso, al limite della legge, si è addentrato, avvicinato alle polveri nascoste del Satellite Pagàno, pieno di tesori, ben protetti dalle guardie senza pietà. Si è fatto beccare a rubare le polveri di Sant'Antonio (finocarbon), fari accesi e nessun piano di fuga, morto. Fritto dalla luciona del guardiano. Anaffana lo aveva avvisato...che era pericoloso. Salve.
martedì 17 gennaio 2012
Il signor Bòbon
(Sebastian Stockhausen)
Il signor Gustavo Bòbon, italianissimo con vaghe origini magiare, era un cittadino esemplare.
Tra i 40 e i 50, pochi capelli, tante sigarette, un lavoro di merda, una moglie deliziosa, un figlio intelligente, un hobby appassionante, un cane simpatico e amici interessanti.
Una vita normale, insomma.
Ma un giorno, in quell'istante balordo che gli Ittiti chiamavano "akràm" o "wanaskània", il mondo di Bòbon cambiò improvvisamente: era stanco, questo sì, di vedere quotidianamente piccole e grandi ingiustizie perpetrate ai danni dei più deboli, ma non pensava che la cosa potesse infastidirlo fino a tal punto.
Ecco quello che successe: camminando per la cittadina di Volànna, Bòbon si trovò di fronte all'ennesimo SUV parcheggiato in un'area riservata ai disabili.
"vediamo se sono io che sono pessimista", disse Gustavo fra sè e sè.
E invece aveva ragione.
Dal Suv era sceso un cinquantenne, che parlava al cellulare come un quarantenne, che era vestito come un trentenne e che aveva una ragazza al massimo ventenne che lo aspettava in macchina.
Dell'handicap nemmeno l'ombra.
Gustavo Bòbon, per gli amici "il pacifista" perse l'uso della ragione.
Si avvicinò al cinquantenne, lo apostrofò in mille modi. Quest'ultimo fece finta di non sentirlo.
La rabbia di Bòbon esplose in un nanosecondo.
Aggredì il cinquantenne, lo gettò a terra e iniziò a colpirlo con calci per uno, due, tre minuti, che al suvvone-meriggiante sembrarono ore.
Dopo averlo tramortito, Gustavo prese in prestito una mazza e uno scalpello da alcuni muratori di un cantiere vicino, che si erano fermati per godersi la scena e fare il tifo per lui.
Tutti pensavano che sarebbe stata solo una messinscena: invece Bòbon, prese lo scalpello, lo puntò sulla fronte del merdaro e con un colpo secco gli aprì il cranio in due.
Uscirono tante farfalline colorate che presero il volo, direzione Laltànella di Antamana.
La figa ventenne rimase sul Suv. Impaurita, si mise al posto di guida, infilò la retromarcia a tutto gas e andò a schiantarsi contro un distributore di benzina, morendo tra le fiamme.
Ecco quello che succede nel regno di "Bodòrr", direbbe qualcuno. E forse non ha tutti i torti...
Il signor Gustavo Bòbon, italianissimo con vaghe origini magiare, era un cittadino esemplare.
Tra i 40 e i 50, pochi capelli, tante sigarette, un lavoro di merda, una moglie deliziosa, un figlio intelligente, un hobby appassionante, un cane simpatico e amici interessanti.
Una vita normale, insomma.
Ma un giorno, in quell'istante balordo che gli Ittiti chiamavano "akràm" o "wanaskània", il mondo di Bòbon cambiò improvvisamente: era stanco, questo sì, di vedere quotidianamente piccole e grandi ingiustizie perpetrate ai danni dei più deboli, ma non pensava che la cosa potesse infastidirlo fino a tal punto.
Ecco quello che successe: camminando per la cittadina di Volànna, Bòbon si trovò di fronte all'ennesimo SUV parcheggiato in un'area riservata ai disabili.
"vediamo se sono io che sono pessimista", disse Gustavo fra sè e sè.
E invece aveva ragione.
Dal Suv era sceso un cinquantenne, che parlava al cellulare come un quarantenne, che era vestito come un trentenne e che aveva una ragazza al massimo ventenne che lo aspettava in macchina.
Dell'handicap nemmeno l'ombra.
Gustavo Bòbon, per gli amici "il pacifista" perse l'uso della ragione.
Si avvicinò al cinquantenne, lo apostrofò in mille modi. Quest'ultimo fece finta di non sentirlo.
La rabbia di Bòbon esplose in un nanosecondo.
Aggredì il cinquantenne, lo gettò a terra e iniziò a colpirlo con calci per uno, due, tre minuti, che al suvvone-meriggiante sembrarono ore.
Dopo averlo tramortito, Gustavo prese in prestito una mazza e uno scalpello da alcuni muratori di un cantiere vicino, che si erano fermati per godersi la scena e fare il tifo per lui.
Tutti pensavano che sarebbe stata solo una messinscena: invece Bòbon, prese lo scalpello, lo puntò sulla fronte del merdaro e con un colpo secco gli aprì il cranio in due.
Uscirono tante farfalline colorate che presero il volo, direzione Laltànella di Antamana.
La figa ventenne rimase sul Suv. Impaurita, si mise al posto di guida, infilò la retromarcia a tutto gas e andò a schiantarsi contro un distributore di benzina, morendo tra le fiamme.
Ecco quello che succede nel regno di "Bodòrr", direbbe qualcuno. E forse non ha tutti i torti...
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