(di Sebastian Naxani)
Luigi Fiorentini, Marchese di Frisia, 14° in ordine alla successione al trono di Pèkkong, era sempre stato un cittadino esemplare.
Pagava i suoi dazi, santificava le feste e i festoni, era praticamente astemio e si sparava dozzine di processioni ogni settimana. Era un modello per tutti, un cittadino esemplare e un vero e proprio signore.
Il suo problema era che, in primavera, era continuamente eccitato. Ogni giorno doveva calcare qualche femminella, pena l'esplosione sul suo volto di numerosissimi foruncoli chiamati "Luigini".
Per cui, quando cominciava la bella stagione, di buon mattino montava sulla sua carrozza e, senza farsi accompagnare dai suoi fidi servitori, cominciava a girare per le campagne, alla ricerca di giovani puledrine, di umili contadine e di vecchie maestrine in pensione ("sono le migliori, ghezo", diceva agli amici che incontrava nelle taverne, dove andava a rifocillarsi tra una pistonata e l'altra).
Un pomeriggio del maggio 1677, però, il nostro Fiorentino Analini s'imbattè in un gruppo di mondine piuttosto incazzate. Col suo solito piglio e col suo sorriso ammiccante, fermò la carrozza di fianco al gruppo di mondine, e iniziò a caricarne una alla volta, per compiere il suo sacro dovere di maschio predatore.
Per sua sfortuna si trattava di mondine straniere, otto brasilere e due venessuelane. Che in realtà erano dei mondini.
Il buon fiorentinello non fece nemmeno in tempo ad accorgersi dell'abbaglio. In pochissimi istanti i mondineros lo scaraventarono giù dalla carrozza e iniziarono a sodomizzarlo a turno.
L'intera faccenda durò circa quattro ore, e quella sera Luigino Fioraldini tornò nella sua villa tutto paonazzo in volto e con discrete difficoltà a camminare eretto.
Ma gli era passata del tutto la febbre.