(di Sebastian Lexotan)
Il ministro (!) Gelmini ha rotto le palle. Le proteste di studenti e insegnanti hanno rotto le palle. Tutto il can-can mediatico sulla scuola ha rotto le palle. Si parla, si discute, ci si insulta e non si risolve nulla.
Il vero nodo attorno al quale ruota tutta la merda che ci trasciniamo dietro da 50 anni è sempre e solo uno: gli insegnanti sono dei privilegiati. Passano poche ore a scuola e troppe a casa. Basterebbe introdurre una norma che obbliga tutti i docenti a stare a scuola dalle 8 di mattina alle 5 di pomeriggio, tutti i giorni tranne il loro -sacrosanto- giorno di riposo. Così facendo ci sarebbe più tempo per correggere i compiti, per preparare il lavoro didattico, per aggiornarsi, per i colloqui coi genitori e per aiutare gli studenti in difficoltà. E, soprattutto, non ci sarebbe la vergognosa situazione che conosciamo tutti: ripetizioni pomeridiane ed estive (tutte esentasse) che gravano sulle famiglie e sulla società.
Paghiamoli di più, questi insegnanti, va benissimo. Ma valorizziamo quelli che meritano e cacciamo quelli che non sanno fare il loro lavoro.
E poi, basta con 'sta storia della reperibilità nei mesi in cui le scuole sono chiuse. Come tutti i lavoratori, anche loro stiano a scuola anche a luglio: ci sono tante cose da fare, sia esso lavoro amministrativo, aggiornamento, o ripasso per gli studenti che hanno qualche esame di riparazione.
Ma per favore basta con gente che si lamenta e poi è a casa tutti i pomeriggi e tre mesi all'anno. Pagata da noi poveri cristi lavoratori dipendenti.
Dobbiamo salvare la scuola pubblica, prima che i cattolici ce la mettano definitivamente nel culo con le loro dottrine, che saranno pure belle per loro ma che non sono l'assoluto.
Già ci stanno riuscendo con la sanità, almeno qui in Lombardia. E non è una bella cosa. Ma approfondiremo il tema dei dottori col cilicio un'altra volta.
Appoggiamo la battaglia del lavoro equo, dei valori condivisi e dell'abolizione, lenta e inesorabile, dei privilegi.
Pace e figa per tutti.