lunedì 1 febbraio 2010

Il Dottor P.



(Sebastian Anikagis)
Quando ero giovane, andavo spesso a passeggiare nel parco di L., nei lunghi e caldi pomeriggi estivi, e spesso m'imbattevo nella figura austera e consolante del dottor P.
Camminavamo lungo i viali e ci fermavamo sulle panchine, a osservare la gente e a discutere di filosofia. Era un tipo geniale, il dottor P.
Faceva acute osservazioni su tutto ed era sempre pronto a spiegare il suo punto di vista, motivandolo con arguzia e parlando con calma serafica e usando sempre le parole appropriate.
Solo una volta, un giorno di giugno del 1963, perse la pazienza e si mise ad inveire contro un gruppo di seminaristi che si erano seduti a pochi metri da noi.
Sentitili parlare, ne chiamò uno vicino alla nostra panchina e gli chiese qualcosa in latino. Io non capivo un cazzo, ma rimanevo comunque affascinato dal suo sapersi rivolgere alle persone di ogni rango e cultura.
Dopo che il dottor P. e il giovane pretuncolo ebbero parlato per un po', il nostro eroe lasciò che il gruppetto si ricomponesse, e dopo pochi istanti prese alcune pietre da un cespuglio e cominciò a tirarle, con grande veemenza, contro i seminaristi. Appena uno di questi fu colpito, tutti assieme si alzarono e cominciarono a fuggire attraverso il parco, zompettando e saltellando come gallinelle isteriche alle quali è uscito il tampax.
Io e il dottore ridevamo soddisfatti, ma dopo pochi minuti fummo costretti a smettere: al nostro fianco stazionava, con aria per nulla divertita, l'agente Luigi Fiorellana, della polizia municipale di L.

(to be continued)