martedì 26 giugno 2007

Didjeridoo.

(Andrea Golgan 9/7)

Sul racconto di G. (vedi post "Esperienza") aprirei una piccola parentesi dato che mi incuriosisce molto l’aspetto del “suono” terapeutico utilizzato dalle varie culture che vanno dagli indiani d’America agli antichi greci, ed anche dai nativi aborigeni come in questo caso.
Il Didjeridoo è uno strumento a fiato ottenuto da un ramo di eucalipto scavato dalle termiti: si presenta come un vero e proprio "tubo" di legno che viene suonato facendo vibrare le labbra appoggiate sulla sua imboccatura.

Il didjeridoo è il più antico strumento a fiato polifonico usato dagli Aborigeni australiani sin da 40.000 anni fa. Lo strumento, che è un semplice tubo di legno (ovvero un tronchetto di eucalipto svuotato dalle termiti) viene suonato con la tecnica della respirazione circolare: il suonatore produce così un tappeto sonoro vastissimo, ininterrotto e ipnotico sul quale contemporaneamente modula i richiami, i ritmi e le melodie.
Questo strumento viene riproposto in legno massello scolpito completamente a mano, sia nella sezione interna che in quella esterna, per una migliore risonanza acustica.
Il bocchino dello strumento, originariamente costituito da cera d'api modellata, è anch'esso scolpito direttamente nel legno per una maggior durata e confortezza nel suonare.
Il D. è inoltre decorato a mano con terre naturali nelle tradizionali pitture raffiguranti animali ed esseri magici della cosmogonia aborigena.
La peculiarità di questo strumento risiede nella produzione di una straordinaria quantità di armonici (unità fondamentali dei suoni complessi) che hanno la capacità di influenzare il nostro stato di coscienza.
Nella pratica chi si sottopone al trattamento si sdraia supino a terra con vestiti comodi e occhi chiusi. Il massaggio si svolge dunque indirizzando la bocca del D. - e quindi le vibrazioni che da essa fuoriescono - lungo meridiani energetici e chakra, contribuendo in questo modo alla risoluzione di blocchi energetici.
Il trattamento, tuttavia, non si limita ad una sorta di "impacco" sonoro indirizzato sulla parte dolente, ma può essere ricondotto ad un livello di efficacia ben più profondo: la mente reagisce attivamente a particolari stimolazioni acustiche, sintonizzando il proprio regime di funzionamento su frequenze analoghe a quelle di suoni indotti dall'esterno: le onde meccaniche (suono) percepite influenzano le onde elettromagnetiche (onde cerebrali) prodotte dall'attività elettrochimica del cervello, influenzandone la frequenza e quindi gli stati di coscienza ad esse associati.
Modulando accuratamente il suono, si ristabilisce il naturale flusso energetico e dunque le contrazioni muscolari di origine psicosomatica si risolvono: rilassando la mente si interrompe il circolo vizioso contrazione-infiammazione riconducendo ad un naturale stato di benessere. Una specifica tecnica chiamata "respirazione circolare" permette di non interrompere mai il suono per tutta la durata dell'applicazione (circa 20-30 min.), dando così modo all'operatore di modulare il suono, enfatizzandone determinate frequenze secondo i bisogni di ogni soggetto.
Il suono del D. vince la tensione e infonde una profonda e duratura sensazione di rilassamento ed equilibrio: il massaggio sonoro induce sensazioni di galleggiamento, di discioglimento e di unità di mente e corpo nel suono, di estrema consapevolezza, al pari di quelle provate attraverso tecniche di meditazione e di controllo del respiro. La fruizione è molto piacevole e, anche prescindendo dalle implicazioni rituali originarie, ha un potere distensivo su chiunque.

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